Primo Levi torna nella sua città con la mostra I mondi di Primo Levi. Una strenua chiarezza, curata da Fabio Levi e Peppino Ortoleva. Fino al 9 giugno nella sede di SocialFare, Centro per l’Innovazione Sociale, impegnato a sviluppare e sostenere innovazione rilevante per le persone e le comunità, generando nuova economia.
Dopo aver viaggiato in Italia e all’estero per diversi anni, l’esposizione ripropone, arricchita dall’esperienza acquisita nell’intenso dialogo con migliaia di visitatori – in particolare dei ragazzi delle scuole -, le tappe della vita e dell’opera di una delle più importanti personalità intellettuali del Novecento e di uno dei figli migliori della città di Torino.
La mostra contribuisce a far conoscere con un linguaggio di grande essenzialità – grazie all’allestimento curato da Gianfranco Cavaglià e realizzato da Arsmedia – i molteplici volti di Primo Levi: testimone, scrittore, chimico, curioso di scienza e ispirato creatore di originali sculture zoomorfe in filo di rame, quasi una rappresentazione in forma concreta delle sue storie dedicate proprio al mondo animale.
Tradotto in più di 40 lingue, Primo Levi è riconosciuto come portatore di valori universali capace di suscitare interrogativi di indiscussa attualità, ma anche come uno dei grandi scrittori del secolo passato dotato di una prosa intensa e cristallina. La sua testimonianza personale sulla Shoah, i suoi scritti multiformi, la sua sensibilità
all’incontro tra cultura umanistica e scientifica, gli interrogativi da lui posti intorno al tema del lavoro costituiscono oggi un ideale “libro di testo” per accompagnare ragazzi e adulti in un percorso formativo di cittadinanza partecipata. In questa prospettiva il Centro Primo Levi, e l’Associazione Amici del Centro presieduta daFederico Fubini, hanno coinvolto un gruppo di giovani vicini alla laurea come guide della mostra: giovani più esperti per dialogare con altri giovani alla scoperta di Primo Levi.
Grazie a una struttura lineare e facilmente fruibile, l’allestimento accompagna i visitatori nel labirinto infernale di Auschwitz, grazie alle parole di Se questo è un uomo, de La tregua e de I sommersi e i salvati; ma anche grazie a una rigorosa documentazione storica sull’universo concentrazionario e su come esso sia diventato nel corso del tempo un tema chiave nella coscienza dell’umanità. E poi c’è il Levi che trasforma la chimica in un avvincente percorso narrativo, ed è capace di raccontare con vivace competenza e uno straordinario spirito inventivo le vicende di un atomo di carbonio, rendendoci possibile entrare nell’infinitamente piccolo. Né va dimenticato che Levi, ne La chiave a stella, esplora le tante dimensioni del lavoro inteso come una delle espressioni più alte dell’uomo e possibile via verso la “felicità su questa terra”.