Il 22 aprile (anniversario della nascita di Rita Levi Montalcini) è per il secondo anno consecutivo la giornata regionale dell’Invecchiamento Attivo.
Se c’è infatti un dato positivo nella situazione epidemiologica che stiamo vivendo e della conseguente chiusura forzata nelle proprie case di tutta la popolazione, questo è certamente l’incremento nell’uso delle tecnologie digitali anche da parte di quelle categorie (bambini e anziani su tutti) che tradizionalmente erano considerate escluse dall’utilizzo di questi apparecchi. La chiusura forzata di ogni attività di aggregazione sociale (dalle scuole alle Università della terza età), ha infatti spinto gran parte della popolazione ad utilizzare i nuovi alleati tecnologici per non perdere i propri contatti, ma anche per eseguire attività molto più quotidiane, come le operazioni bancarie.
Va detto che i dati in tema di nuove tecnologie ed anziani nel nostro Paese sono tra i peggiori d’Europa. L’Italia è un paese vecchio, il 23% della popolazione fa parte della fascia d’età Over 65 (quasi 14 milioni di persone) e il tasso di analfabetismo digitale è molto elevato, ponendo l’Italia al quartultimo posto continentale nella graduatoria. Un problema che riguarda in massima parte gli anziani: il 34% delle famiglie over 65 non dispone della banda larga per navigare e la maggioranza di esse dichiara di non essere in grado (né interessata) ad utilizzare internet. L’impressione è che i lockdown a cui siamo costretti da ormai più di un anno abbia contribuito a migliorare le cose, ma i dati in questo senso li potremo leggere con precisione soltanto tra qualche mese.
E dire che di passi avanti in termini di inclusione digitale nei confronti degli anziani da quando è cominciata la cosiddetta Rivoluzione Digitale, ne sono stati fatti molteplici. Dopo un’iniziale esclusione degli anziani dal tema tecnologico, ben presto, con l’arrivo prepotente della tecnologia nelle vite quotidiane di tutti, diciamo a partire dai primissimi anni 2000 ad oggi, infatti, gli Over 65 sono stati sempre più coinvolti nello sviluppo. In primis a partire dai device. Quasi da subito, infatti, si è sentita sempre di più l’esigenza di differenziare la produzione tra quella destinata ad un mercato giovane e sempre più sofisticato e quella, invece, destinata agli anziani, interessati più alla sostanza che alle potenzialità dei loro dispositivi. L’esempio più indicativo in questo senso è quello che concerne la telefonia, in modo particolare quella mobile. Di fronte al sempre crescente sviluppo dei cellulari nel corso degli anni, che ha portato intorno al 2007 alla nascita dello smartphone di massa (con il primo iPhone), si è sviluppato un mercato secondario ma altrettanto aperto allo sviluppo, dedicato alla produzione di dispositivi mobili che rispondessero perfettamente alle esigenze degli utenti più anziani. La telefonia mobile Over 65, è stata ed è parzialmente ancora oggi, fieramente analogica e il più possibile semplificata, anche quando è passata anch’essa alla produzione di smartphone. I tasti grandi, l’apparato sonoro potenziato, il tasto SOS che permette di contattare istantaneamente i soccorsi in caso di emergenza e l’infotainment essenziale, sono tutte cifre stilistiche tipiche di una categoria di prodotti cresciuta costantemente negli anni, tanto che oggi si può disporre di un’offerta ricca quasi quanto quella degli smartphone generalisti. Con lo sviluppo del mercato mobile Over 65, si è prestata sempre più attenzione anche ai contratti e alle promozioni telefoniche per questo tipo di utenti, scacciando nel giro di poco tempo il falso mito della telefonia mobile (e intelligente) come esclusiva dei giovani.
Nel corso degli ultimi dieci anni, inoltre, si è assistito ad un lento ma costante fenomeno di digitalizzazione di molte attività burocratiche e quotidiane. Oggi, ad esempio, è praticamente indispensabile disporre delle credenziali SPID per compiere molte operazioni essenziali, anche e soprattutto per i cittadini Over 65. Sono sempre di più, ad esempio, le operazioni dell’INPS e delle Poste Italiane che richiedono espressamente un account di questo tipo, tanto che gli stessi uffici postali si sono attrezzati per fornire assistenza agli anziani nella creazione delle loro credenziali direttamente sul posto, operazione altrimenti complicata per molti. Altro capitolo molto interessante è quello che riguarda il fenomeno dei social network. Essi sono cresciuti esponenzialmente per numero e potenzialità e sono diventati la norma per il 90% dei cittadini italiani Under 30. Tra gli Over 65, la percentuale scende, comprensibilmente, al 42%. Gli ultra sessantenni che utilizzano i social network regolarmente rappresentano soltanto il 7% del totale, pari a circa la metà percentuale dei loro omologhi europei, molto più social. I numeri, però, non devono trarre in inganno: molti social network hanno visto una crescita consistente negli ultimi anni tra gli anziani. Ovviamente social intrinsecamente giovani come Instagram o TikTok sono piuttosto rari tra gli ultrasessantenni (i dati in proposito sono intorno all’1%), mentre il social “invecchiato” più di tutti, ovvero Facebook, conta il 21% di iscritti Over 65. Ma il social network di gran lunga più utilizzato dagli ultrasessantenni italiani è senza dubbio WhatsApp, che occupa più della metà del tempo passato dagli anziani sullo smartphone.
Le prospettive di crescita nell’integrazione digitale degli anziani nel nostro paese sono, dati alla mano, ancora molto ampie. Tuttavia l’impressione è che gli Over 65 “smart” siano destinati a crescere sempre di più e ad avvicinarsi ai corrispettivi europei, anche sulla base del forte incremento dell’ultimo anno, causato dall’emergenza sanitaria. Insomma, l’età sta diventando sempre di più un numero vuoto, non più per forza identificativo dell’indole del suo portatore.