I dati dell’Italia in termini di analfabetismo digitale e di inclusione delle minoranze in tutto ciò che concerne le attività e gli sviluppi della tecnologia, come abbiamo già constatato, sono assolutamente da migliorare.
L’Italia si trova al quartultimo posto in Europa sotto l’aspetto dell’analfabetismo digitale, soprattutto per la sua conformazione demografica. Siamo un paese vecchio (14 milioni di Over 65, pari al 23% della popolazione), e solo il 7% di essi utilizza con continuità gli strumenti digitali (ma più della metà di esso si limita ad utilizzare WhattsApp, social comunicativo per antonomasia). I nostri “concorrenti” continentali viaggiano a velocità doppia rispetto a noi, con vantaggi palpabili sia in termini di coinvolgimento degli anziani sia, conseguentemente, nella qualità della vita degli Over 65 (più sereni perché più intraprendenti e sociali, e dunque meno soli). La solitudine, infatti, presenta i suoi effetti più drammatici proprio nei membri della fascia d’età più avanzata, soprattutto sotto l’aspetto psico-fisico.
In questo senso il lockdown può essere stato un alleato, per quanto drammatico, a proposito dell’inclusione digitale dei nostri pensionati. Privati forzatamente dei loro affetti famigliari e dei loro amici, gli anziani italiani, forse per la prima volta, hanno preso l’iniziativa per evolversi sul piano tecnologico, per non perdere del tutto il contatto con quelle che sono, giustamente, le figure più importanti della loro vita. È finito infatti il tempo in cui i pensionati erano visti come semplici alleati dei genitori per guardare i nipotini. Fare i nonni è forse l’attività più bella (e utile) del mondo, anche per i nipoti stessi, ma sono anche indispensabili attività sociali coinvolgenti per gli anziani, soprattutto tra coetanei. La chiusura forzata nelle proprie abitazioni, ovviamente, le ha bloccate tutte e così molti anziani si sono attivati per non perdere di vista i loro affetti. I dati dell’ultimo anno, che saranno completamente intellegibili soltanto tra qualche mese, consentono di pensare che il processo di invecchiamento attivo nel nostro Paese abbia conosciuto un’impennata proprio a causa della pandemia. Sono certamente aumentati gli Over 65 che hanno acquistato un cellulare o un computer per poter videochiamare i loro affetti o persino per poter svolgere da remoto le loro commissioni più quotidiane. Sono, ad esempio, in crescita costante negli ultimi mesi gli account SPID, necessari per agevolare molte operazioni postali o burocratiche (INPS).
Ma non ci si deve limitare ai freddi dati statistici. Quella che si è sviluppata nel 2020, e che si sta ancora sviluppando in questi (si spera ultimi) mesi di lockdown primaverili, ha i connotati di una vera e propria rivoluzione identitaria da parte degli anziani. È probabilmente la prima volta nella storia che l’iniziativa sulla questione dell’invecchiamento attivo è stata presa dai diretti interessati, e non dai loro figli o nipoti. In passato gli Over 65 si sono creati, e non a torto, la nomea dei refrattari alla tecnologia, complicando notevolmente anche le più semplici operazioni di coinvolgimento diretto degli anziani nelle questioni tecnologico-digitali. Nell’ultimo anno, invece, si è assistito in generale all’esatto opposto, ed è difficile pensare che una volta conclusa l’emergenza sanitaria, gli Over 65 ritornino indietro sotto l’aspetto dell’inclusione digitale. È più probabile, viceversa, che essi desidereranno essere sempre più coinvolti e vorranno apprendere e sfruttare sempre di più le potenzialità dei device digitali a loro disposizione. L’utilizzo dei dispositivi digitali, su tutti internet e il computer, non ha solo dei benefici in termini sociali per gli Over 65, ma anche sotto l’aspetto della salute. È scientificamente dimostrato che applicarsi nell’utilizzo delle tecnologie digitali migliori le capacità cognitive e mnemoniche degli anziani, contrastando il declino cognitivo, anche lieve, che viene riscontrato in quattro persone su dieci, una volta superati i 70 anni. Ovviamente non è sufficiente l’inclusione digitale (che anzi da sola può, ovviamente, comportare più danni che benefici), ma i dati dimostrano che essa, abbinata alla solita, consigliatissima, mobilità e ad uno stile di vita sano migliori decisamente la vita degli Over 65, arrivando spesso anche ad allungarla di alcuni anni.
L’industria tecnologica e digitale si è resa conto di questo progressivo coinvolgimento degli Over 65 nei confronti dei suoi prodotti, ed è lecito pensare che nei prossimi anni si premuri per realizzare device sempre più accessibili e conformi alle esigenze degli anziani. Sono già stati sviluppati negli ultimi anni diversi prodotti che hanno come missione principale il fare compagnia e sostenere gli Over 65 nelle loro esigenze. Un esempio su tutti è quello che riguarda ElliQ, intelligenza artificiale sviluppata da Intuition Robotics e presentato a Londra nel 2017. Le sue funzioni sono basiche: fare videochiamate, partecipare a giochi online, utilizzare i social media. La differenza rispetto ad un semplice smartphone è che ElliQ stimola il coinvolgimento attivo dell’utente, incoraggiandolo a scrivere, ma anche a fare attività motoria se, attraverso i suoi sensori, percepisce un periodo prolungato di fronte al divano. L’A.I. made in UK rappresenta un caso limite e più unico che raro, ma sicuramente nei prossimi anni si cercherà di rendere più alla portata degli Over 65 anche tutti i dispositivi quotidiani che oggi sono pensati e sviluppati per mentalità più giovani, anche soltanto per una questione economica (gli anziani potrebbero infatti rappresentare una nuova, numerosa, classe di acquirenti). Senza dimenticare il capitolo sicurezza, con molte università di tutto il mondo (tra cui anche il Politecnico di Milano) che stanno lavorando intensamente per ridurre il rischio di emergenze sanitarie non tempestivamente arginate, nelle case degli Over 65.
Insomma, chi si ostina a chiamare “Matusa” o “Dinosauri” le generazioni più anziane, dovrà certamente ricredersi a partire dall’immediato futuro. Sta sorgendo una Terza Età assolutamente smart e al passo coi tempi. Chissà che il futuro non possa essere della gente che viene dal passato.